SMARTWORKING e WELFARE

I relatori intervenuti all’evento Welfare & Smart working promosso da Niederdorf Italia il 27 febbraio 2019, ospiti di Office Automation, Verona hanno offerto casi e confronti rispetto alle pratiche poste in atto nelle loro organizzazioni.

Lavoro agile e fiducia

La dott.ssa Valeria Bosco, direttrice generale di Confartigianato Verona, un’organizzazione che occupa una quarantina di collaboratori ha condiviso la analisi che aveva poi condotto all’estensione della pratica dello smart working. I loro lavoro è incentrato su attività sul territorio coinvolgendo le varie realtà artigiane in serate ed eventi che molto spesso avvengono la sera. I collaboratori si trovano quindi, oltre il loro orario giornaliero a dover proseguire con le serate o i fine settimana, traducendosi in una faticosità fisica notevole.

È quindi stato introdotto il lavoro “agile” anche a favorire la cura di familiari anziani oltre a supportare nei casi di pendolarismo faticoso.

Tutti i collaboratori hanno il loro computer e lo smartphone con il calendario condiviso nel quale è possibile segnare le giornate in smart working. “Oggi ogni settimana c’è qualcuno in smart working”, dice la dott.ssa Bosco che aggiunge che i risultati, dopo l’introduzione di questa diversa “cultura” vanno meglio grazie all’incrementato senso di responsabilità dei collaboratori.

“Se la persona sente fiducia, restituisce fiducia”

Smart Working come iniziare

Il dott. Claudio Ceraico, direttore Risorse Umane di Corneliani, grande azienda di Mantova ha condiviso come si è “preparato” il terreno per implementare poi lo Smart working in azienda che oggi coinvolge il 48% della popolazione aziendale.

È stata condotta una sperimentazione con un gruppo pilota, che coinvolgeva il 29% dei collaboratori dell’azienda, che ha previsto delle survey periodiche, dei focus group, delle attività di formazione oltre alla redazione di una policy aziendale.

Ad oggi le aree funzionali maggiormente coinvolte con una media di 2,5 giornate al mese in smart working sono il digital & technology seguita del marketing, cui seguono le HR, Operation&Finance e il Merchandising/Style.

Una parte importante la ha svolta il regolamento aziendale che ha definito e reso chiari per tutti i criteri e le modalità: i beneficiari, le modalità di adesione, gli spazi, i tempi.

I survey periodici continuano a monitorare e raccogliere riscontri sia dagli Smart workers sia dagli Samrt managers per cogliere spunti e istanze anche più specifiche.

Interessante è risultato l’ascolto, attraverso le survey ai collaboratori in smart working, che hanno creato comunicazione e cultura sullo strumento, rispetto a come hanno reinvestito il tempo risparmiato:

Il Dott. Ceraico ha concluso dicendo che l’adozione di politiche di Smart working la distingue sul mercato del lavoro rendendola più attrattiva sia per i clienti che per candidati, soprattutto nell’ottica dell’acquisizione di giovani talenti.

Dunque i vantaggi riguardano l’attrattività anche incrementando la fidelizzazione dei collaboratori e un aumento del coinvolgimento. Ma anche un impatto positivo sul clima aziendale dove entrano fortemente in gioco valori quali la fiducia e l’accountability. Infine l’aumento della produttività: lo smart working consente maggiore concentrazione e il terzo del tempo risparmiato grazie alla modalità “agile” di lavoro viene reinvestito in attività lavorative.

Smart Working: la voce dell’accademia

Infine è intervenuto il dott. Alberto Sardi, oggi ricercatore del dipartimento di management dell’Università di Torino e in precedenza dell’Università di Padova. Ha contribuito a dare una definizione dello Smart working e a sottolineare la differenza rispetto al precedente Telelavoro introdotto nel 2004 per poi porre l’accento sulla importanza nella progettazione dello Smart working in azienda.

La progettazione terrà conto di diverse variabili:

  1. Tecnologica – social network, cloud
  2. Progettuale – spazi, luoghi
  3. Organizzativa – policies su orari e spazi, comunicazione
  4. Sociale – leadership, relazione interpersonali

I dati condivisi quanto al livello attuale di adozione dello strumento Smart working dicono che cresce, oggi già una realtà nel 56% delle grandi imprese e 8% delle PA, mostrando come le prime iniziative sono presenti anche nel settore pubblico.

In Italia gli Smart Worker sono 408.000 circa. In U.E. sono oltre il 30%.

Citando i risultati di un recente progetto (Rose’n blue) con Confindustria Venezia riguardo lo smart working ha evidenziato come il lavoro agile sia spesso implementato attraverso accordi informali e applicato a situazioni specifiche senza progettazione.

Workshop

Agli interventi è seguito un workshop dove gli intervenuti all’evento hanno potuto, in tre gruppi, confrontarsi rispetto ai temi del welfare e dello smart working.

Le parole chiave che ne hanno tratto.

  • Regole chiare | Design | Smart ma non così smart (troppi vincoli)
  • Fiducia | Regole come ponte per costruire fiducia | Responsabilità
  • Benessere |welfare | bilanciamento vita- lavoro | dimensione umana
  • Cultura | Cambio di mentalità (dall’alto e dal basso)
  • Controllo v/s obiettivi | produttività Vs controllo
  • Ottimizzazione | Sostenibilità | Strategia
  • Modo per differenziarsi

Come implementare lo smart working

Infine condividiamo i quesiti, elaborati dagli intervenuti, come possibile guida per l’implementazione dello smart working nelle imprese.

PERCHE’

  • Moda o esigenza?

CHI

  • Come viene percepito lo smart working da parte di chi non ne è coinvolto?
  • Va bene per tutti?

PRODUTTIVITÀ

  • Che cosa significa aumento della produttività?

CAMBIAMENTO/CULTURA

  • Come si attua il cambio di mentalità?
  • Come traghettare l’azienda/l’imprenditore da una cultura basata sul controllo ad una basata sulla fiducia? (“primi passi verso lo smart working”)

SOSTENIBILITA’

  • Qual è il limite di sostenibilità per implementare un sistema di smart working?
  • Smart Working informale: come garantire una parità di trattamento?