CONTRAPPOSIZIONI

Dinamiche e segni del momento nelle organizzazioni.

A cura di Giovanna Combatti

Quanto sta mettendo in evidenza il periodo che stiamo vivendo è le contrapposizioni fra le culture organizzative e gli stili di conduzione delle imprese.

Alcuni highlights del momento:

Non abbiamo manager formati”:

C ha riferito un amministratore delegato impegnato a generare cambiamento nella propria impresa per rimetterla al passo dei nuovi tempi e delle nuove sfide. Le difficoltà risiedono nel: guidare e sviluppare persone che parzialmente lavorano in remoto, riuscire a trattenerle, attrarre ed inserire nuove figure e competenze, di cui l’impresa necessita.

Ci servono manager per riuscire a compiere queste sfide! Com’è possibile farle crescere rapidamente?

Non riesco a far fare alle persone quello che dovrebbero fare”:

La voce di un’altra direzione aziendale. La struttura è gerarchica, lo stile riservato, poco incline alla comunicazione interna e alla condivisione delle informazioni.

“Come incrementare la nostra performance?”

Questione di Genere e di Ruoli:

Ci sono inoltre direzioni aziendali che vogliono mantenere ruoli operativi per “imparare le cose in prima persona” e possedere il controllo su tutto. In questo modo però tendono a bloccare l’avanzamento dell’impresa, attraverso la responsabilizzazione dei collaboratori.

La valorizzazione del genere femminile nelle imprese ha potuto beneficiare recentemente di più linee di finanziamento per diverse iniziative di formazione. Interessante è stato raccogliere l’esperienza di alcune imprese. Tali “benefici” sembrano aver generato del risentimento da parte dell’altro genere:

“Perché queste iniziative solo per loro? Perché noi no?”

Lavorare con i dati nelle organizzazioni:

Appare essere un altro fattore di divisione. Tale elemento caratterizza alcune imprese che registrano in questo momento investimenti importanti rispetto alla tecnologia e la formazione del personale. La formazione digitale è fondamentale per allenarsi ad incrementare l’utilizzo di informazioni e la loro elaborazione, infine favorire un più rapido decision making.

In altrettante imprese resistono ancora modalità di lavoro “manuali” e un decision making che di fatto, per assenza di dati e indicatori, deve essere sempre accentrato al vertice aziendale. In queste imprese si osserva un costo elevato del controllo e della burocrazia interna e perdite costanti di opportunità.

Smart working in azienda:

Quanto allo Smart working, abbiamo osservato una estrema polarizzazione: alcune imprese hanno lasciato in remoto tutti i loro dipendenti, dotandoli degli strumenti adeguati. In questo modo hanno deciso di ridurre gli stabili, gli uffici e le imprese che sono ricorse al lavoro a distanza solo per il minimo indispensabile, durante i periodi di lockdown. Da mesi hanno tutti i collaboratori in presenza e mostrano resistenze alla concessione di tempi in smart working ai propri collaboratori.

Se da una parte, i primi hanno maturato dei dipendenti abituati al lavoro in remoto e non considerano affatto di rientrare in ufficio, dall’altra si osservano persone vicine al burnout, affaticate, per la difficoltà di riuscire a conciliare tempi di lavoro e quelli privati e porre un termine alle infinite ore di lavoro.

Proprio in questi giorni sentiamo come gruppi di colleghi si stanno organizzando dei pranzi al ristorante, pur di vedersi al di “fuori degli schermi”.

Le imprese che non considerano lo smart working uno strumento da adottare non colgono l’opportunità che il lavoro a distanza può offrire per l’allargamento del mercato del lavoro, che consente di portare a bordo collaboratori e talenti, superando i limiti geografici.

 

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