Mettere a terra l’AI per un vero balzo in avanti

Intelligenza Artificiale: tutti la usano, poche imprese la sfruttano davvero

Secondo una recente indagine del Politecnico di Milano, 9 professionisti su 10 utilizzano strumenti di Intelligenza Artificiale nel proprio lavoro. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, l’uso si limita a compiti banali o individuali.
Eppure, il potenziale reale dell’AI emerge solo quando viene integrata nei processi organizzativi e nelle modalità collaborative dell’impresa.

Le direzioni aziendali ne sono consapevoli: l’AI può moltiplicare la produttività, consentendo di ottenere di più, in meno tempo e con minori risorse. Ma tra la consapevolezza e la piena realizzazione di questo potenziale c’è ancora un passo da compiere: portare a terra l’AI, cioè trasformarla da strumento individuale a leva collettiva di crescita.

Dall’uso individuale al “pensare assieme”

Sempre più persone sperimentano tool d’Intelligenza Artificiale per semplificare le proprie attività. Ma la produttività dell’impresa non cresce sommando le efficienze individuali: cresce quando si lavora assieme.
Come osserva l’articolo del Sole 24 Ore del 14 ottobre 2025, “la vera svolta arriva quando si pensa e si ragiona assieme, come team, attorno a un tavolo al quale siede anche un nuovo collega: l’AI o l’AI Agent”.

Un caso concreto: un’impresa tecnologica ha introdotto un AI Agent per collegare i casi d’uso dei propri prodotti alle esigenze dei venditori. Il progetto, sviluppato con un approccio partecipativo, ha permesso ai collaboratori di sperimentare con agenti personalizzati.
Il risultato? Maggiore condivisione delle conoscenze, una migliore organizzazione del lavoro e un incremento tangibile dei risultati di vendita.

Lavorare in team con l’Intelligenza Artificiale significa considerarla un membro aggiuntivo dello staff, non un semplice assistente. È in questa prospettiva che l’Intelligenza Artificiale diventa un alleato cognitivo, capace di ampliare la capacità di analisi, di decisione e di innovazione.

Lo shadow AI effect: un rischio sottovalutato

La ricerca del Politecnico di Milano mostra che l’adozione di questo approccio è ancora limitata.
Molti lavoratori utilizzano strumenti personali di AI invece di quelli aziendali: è il cosiddetto shadow AI effect. Secondo il MIT di Boston, solo il 40% delle organizzazioni dispone di abbonamenti professionali, mentre il 90% dei dipendenti usa in modo informale i propri tool.

Come sottolinea il professor Buganza del Politecnico di Milano “la tecnologia personale è spesso più intuitiva, quindi le persone la preferiscono. Ma questo è un rischio enorme: significa esporre dati sensibili a piattaforme pubbliche”.
E gli esempi non mancano: una società farmaceutica americana e un grande gruppo elettronico giapponese hanno visto informazioni strategiche finire online proprio a causa di un uso improprio degli strumenti d’Intelligenza Artificiale.

Formazione, consapevolezza e sperimentazione

La parola chiave è consapevolezza: “Le aziende devono spiegare cosa si può fare e cosa no, e allo stesso tempo offrire strumenti sicuri e user-friendly. Solo una combinazione equilibrata tra soluzioni proprietarie e piattaforme aperte può garantire risultati efficaci e sicuri” recita l’articolo del Sole 24 ore.

Dal “co-pilot” al “co-thinking”

Per ottenere il massimo dall’Intelligenza Artificiale è necessario un salto culturale: passare da un approccio “co-pilot”, dove l’AI è un assistente, al “co-thinking”, dove diventa un vero partner cognitivo nel processo decisionale e creativo.

Molte aziende pianificano tutto in anticipo, con approcci top-down e progetti pilota ristretti. Ma l’AI evolve ogni settimana. Serve un metodo agile, inclusivo e sperimentale, che permetta alle persone di esplorare e apprendere insieme.
L’intelligenza artificiale non è solo una tecnologia: è una tecnologia sociale che ridefinisce il modo in cui si lavora, si collabora e si pensa.

L’esperienza: la “danza delle AI” con i professionisti di Niederdorf Italia

In un’impresa tecnologica, il percorso di adozione dell’AI è iniziato con una serie di ascolti-intervista ai 15 responsabili della prima linea, raccogliendo casi d’uso, timori e opportunità.
Da quel confronto è nato un programma articolato di laboratori partecipativi, guidati da un professionista esperto di tool AI e da un facilitatore, che hanno coinvolto il management team e poi tutta l’organizzazione.

I risultati sono stati concreti:

  • sviluppo di nuovi prodotti con logiche AI-native,
  • definizione e condivisione del codice di comportamento AI aziendale,
  • applicazione dell’AI alle pratiche di sostenibilità.

Un esempio eccellente di ciò che significa “pensare assieme” per portare l’AI dentro i processi, non solo nelle postazioni di lavoro.

Dall’adozione alla trasformazione

Implementare l’Intelligenza Artificiale non significa “avere più strumenti” ma ripensare il modo in cui le persone e le tecnologie creano valore insieme.
Con approcci partecipativi, formazione mirata e un disegno organizzativo consapevole, le imprese possono davvero trasformare la produttività in intelligenza collettiva.