Sviluppare il potenziale: le 4 tappe del coaching.

Le leve su cui agisce il Coach

Lo SCOPO del coach è: aiutare tutti ad arrivare al traguardo utilizzando le risorse personali di ogni coachee.

L’esperienza di Marcell Jacobs.

Dopo aver vinto l’oro olimpico nei 100 metri piani, il nuovo re della velocità Marcell Jacobs ha ringraziato soprattutto una persona: il suo coach. Il quale l’ha seguito nei mesi precedenti, aiutandolo ad assumere la mentalità vincente che gli ha consentito di spingere i suoi muscoli al massimo.

Cosa fa un coach?

Porta la persona a rendersi conto con più chiarezza delle possibilità che ha e dello scopo che lo muove, rendendogli facile e piacevole perseguire i propri obiettivi.

Per ottenere uno scopo bisogna assumersene la responsabilità. Il coaching serve anche a questo.

Le cose da fare, le strategie da seguire sono messe a fuoco direttamente dalla persona, che viene guidata in questo lavoro di scoperta, incontro dopo incontro.

John Whitmore: psicologo ed ex pilota automobilistico.

Lo psicologo ed ex pilota automobilistico John Whitmore, conosciuto come uno dei padri del Coaching.

Whitmore ha tracciato le linee guida affermando che un buon coach deve soprattutto usare l’intelligenza emotiva: saper ascoltare, crede nelle possibilità della persona che segue, la mette alla prova, le dedica tempo e la tratta da pari a pari.

Il suo ruolo è di far prendere coscienza di sé, del perché si fanno alcune cose, come ad esempio essere consapevoli del proprio umore quando si va al lavoro.

Le domande del coach possono servire anche solo a dimostrare che la persona è capace di risolvere da sé i suoi problemi, operando una scelta volontaria.

Per arrivare ad un risultato, presa di coscienza e responsabilità sono fondamentali. Si ottengono più efficacemente ponendo domande piuttosto che dando istruzioni.

Quali sono le domande più giuste nel coaching?

Naturalmente è importante anche come le domande vengono poste. Dire “Ci sono problemi?” invita a rispondere “no” ma chiedere “quali altri problemi potrebbero esserci?” suscita invece riflessioni.

Non esiste uno schema di domande predefinite. Il segreto del coaching è seguire il filo dei ragionamenti della persona.

Il coach aiuta la persona a sviluppare il proprio potenziale, un cammino che ovviamente è diverso per ciascuno di noi, un processo creativo che viene innescato durante il coaching.

Il coach ascolta anche con gli occhi, osservando il linguaggio del corpo di chi ha di fronte. Mentre ascolta, il coach prende appunti. E pratica l’ascolto attivo: ripete, riassume e cerca di parafrasare ciò che gli è stato detto per segnalare di aver ascoltato e compreso ma anche per far riflettere l’interlocutore su ciò che ha appena detto.

Il percorso di coaching: le 4 tappe.

In generale un percorso di coaching segue un percorso a 4 tappe, chiamato Grow, acronimo di Goal (definizione degli obiettivi da raggiungere), Realtà (capire bene come è la situazione in cui ci si trova), Opzioni (quali possibilità ci sono per agire, Will (volontà ovvero che cosa si vuol fare per arrivare all’obiettivo definito all’inizio).

Lo scopo ultimo del coaching è nettamente ambizioso: far trovare ad una persona un senso e uno scopo, non solo a ciò che sta facendo in quel momento ma nella sua vita in generale.

Dove denso è il significato che attribuiamo ad un evento e scopo è il nostro intento nell’intraprendere delle azioni.