Coaching al vertice!

Una delle situazioni in cui il Business Coaching dà il meglio di sé è quando si lavora con una persona che rappresenta il  vertice dell’organizzazione.

Business Coaching al vertice aziendale

business coaching vertice aziendaleLavorare con Imprenditori, Amministratori Delegati, Presidenti, Direttori generali, apre a spazi di cambiamento rilevanti, pone questioni che danno alla relazione di coaching un grande potere di trasformazione. Dopo anni di lavoro con i vertici aziendali in imprese private, enti pubblici, cooperative sociali, negli ultimi mesi ho avuto la possibilità di lavorare con un alto Dirigente di un’Amministrazione Pubblica.

Rivisitando questa lunga serie di esperienze, propongo alcuni spunti di riflessione.

Si tratta di aree di attenzione da presidiare quando il Coachee coincide con il numero 1 dell’organizzazione:

  1. Come l’obiettivo di coaching del Coachee è connesso con il futuro dell’intera organizzazione? Il raggiungimento dell’obiettivo (e anche il non raggiungimento, con tutte le sfumature intermedie) quali scenari apre per l’organizzazione? Lavorare per il raggiungimento dell’obiettivo diventa un’occasione per lavorare sulla vision dell’organizzazione. Soprattutto quando il coaching si occupa di questioni legate alla componente delle soft skills è opportuno collegare tale lavoro con il differenziale competitivo dell’organizzazione. E’ un ottima attitudine per un numero 1 partire da questa domanda: come questo mio percorso di potenziamento può dare forza alla mia organizzazione? Come può potenziarla sui mercati di riferimento e con i principali stake holder?
  2. Che tipo di comunità è la mia Organizzazione? Come si vive al proprio interno? Spesso dietro la decisione di un numero 1 di intraprendere un percorso di coaching c’è anche la voglia di raccogliere feedback su queste dimensioni dell’organizzazione. Il coaching può diventare uno specchio dove l’immagine che viene restituita diventa un elemento importante per lavorare sulla cultura e l’identità organizzativa.
  3. Come utilizzare con i collaboratori più stretti questo percorso di coaching? In molti casi le persone in azienda si chiedono: ma cosa sta facendo il Capo? Chi è quel Signore che viene qui ogni due tre settimane? Si diffonde una curiosità che sarebbe un peccato non sfruttare. Quali informazioni dare? Quali non dare? Come trasformare in un guadagno di autorevolezza la decisione di fare coaching?
  4. Come il numero 1 può replicare con i propri collaboratori le pratiche di potenziamento e sviluppo imparate durante il coaching? Vale la pena lavorare in un’ottica di modellamento. Si tratta di innescare un percorso in cui il Cliente può transitare dal ruolo di Coachee a quello di Coach.
  5. Le persone al vertice di un’Organizzazione vivono il tema della solitudine della guida. Uno dei rischi in cui si può incorrere è che Il coaching possa esercitare un “effetto doping” su questa solitudine: la si mitiga ma, contemporaneamente, la si ingigantisce, perché la coppia di coaching lavora isolatamente. La solitudine è una cosa seria, occupiamocene. La giusta riservatezza che accompagna, in una logica di protezione, il percorso di coaching, non deve tramutarsi in isolamento.
  6. A volte può succedere che il numero 1 concepisca il percorso di coaching come una “vacanza” dalla propria leadership. Certo è inevitabile che il coaching sia anche un momento di riflessione, di confronto, una pausa dal lavoro quotidiano. E’ allo stesso tempo imprescindibile connettere il coaching con l’azione. Questa connessione, tra riflessione e azione, va continuamente presidiata e riprogettata durante il percorso.
  7. Può essere utile avvalersi della professionalità di un Supervisore. Quando la complessità del percorso di coaching è alta, perché non ricorrere ad uno sguardo terzo che aiuti a confrontarsi con le proprie emozioni e i propri vissuti? Come dire, la solitudine c’è anche per il Coach!
  8. Quando il numero 1 intende dare vita ad un percorso di coaching di gruppo con il suo gruppo di direzione, come occuparsi del patto di inizio lavori? Alcuni numeri 1 sono abituati a lavorare con Consulenti, per altri è una modalità inedita. Questa scelta ridisegna inevitabilmente il suo stile di leadership. Come gestire questo aspetto? Penso possa essere utile attingere alle tante e collaudate tecniche contrattuali che la teoria e la pratica del business coaching ci mette a disposizione.
  9. Quando nella committenza è presente anche la funzione “risorse umane” può essere opportuno darle un ruolo e una forma di partecipazione. Per due motivi: da un lato è una forma di legittimazione che il numero 1 esercita nei confronti della funzione “risorse umane”, dall’altro lato, anche per quest’ultima il percorso di coaching può diventare un prezioso percorso di apprendimento.
  10. Ultimo ma non ultimo: come consentire al numero 1 di scegliersi un coach adeguato? Forse è la prima consulenza da mettere in campo, una consulenza alla scelta.

Come è facile dedurre da questo elenco, il coaching con i numeri 1 può amplificare tanti rischi e tante opportunità.

Una domanda sorge spontanea: quale contributo il Coach può portare in questi percorsi? Di cosa è davvero “esperto” un Coach che lavora con i numeri 1?

business coaching vertice aziendalePenso che questi 10 punti possano dare un contributo alla risposta a questa domanda, un piccolo contributo alla definizione di uno statuto professionale del business coaching.

A cura di Giacomo Mosca