Te la sai gestire la carriera?

Ci sono storie di gestione di una carriera che mettono in luce l’importanza del condurre con attenzione i propri passaggi lungo tutto l’arco della vita professionale.

Non mantenere una disciplina, anche nel gestire i propri pensieri, ansietà, timori può costare veramente caro nel tempo.

Quella che segue è solo una delle tante storie che incontriamo frequentemente.

E’ un manager 45enne, nato in Austria, arrivato già nei suoi primi anni di vita  in Italia, laureato in lingue e letterature orientali, con un master  in marketing in una business school prestigiosa. Oltre il tedesco e l’inglese, Carlo ha un ottimo cinese che anche insegna in una scuola.

Allo stage in Gran Bretagna nell’area commerciale di un’impresa produttrice di macchinari per sistemi di imballaggio,  è seguito il suo ingresso in un’impresa in Italia nel settore dei materiali naturali da costruzione.

Qui è iniziata la sua carriera di export manager, dapprima seguendo i mercati dell’Estremo Oriente poi via via allargando i paesi di responsabilità: Australia, Medio Oriente e poi anche i paesi europei.

Era entrato in quell’azienda in una fase di sviluppo, dove si trattava di far crescere i nuovi mercati e i distributori, che doveva trovare in ciascuno di quei paesi.

Sono seguiti sei anni di crescita, dove è riuscito a portare importanti risultati contribuendo ad alcuni milioni di euro di nuovo fatturato per l’azienda ottenendo apprezzamento e riconoscimento dal suo direttore commerciale e dal titolare dell’azienda. Amava i prodotti di quella azienda, era riuscito a guadagnarsi autorevolezza internamente, sapeva influire sulle scelte del suo direttore rispetto a “credere” o meno in alcuni mercati, ecc.

Un’offerta di uno stipendio superiore di un’azienda concorrente unito alla prospettiva di focalizzare l’attività principalmente sui paesi europei, riducendo il volume dei viaggi, lo aveva  convinto al passaggio.

Quanto aveva valutato quella nuova prospettiva e quel passaggio? Che progetto aveva quella nuova azienda? Quanto era realistico? Stava per entrare in un’impresa di ben più piccole dimensioni? Quale era la solidità dell’azienda? In che fase del suo ciclo di vita era quella azienda? E lo stile del vertice aziendale sarebbe stato in linea con il suo ?

Nessuno di questi elementi pare essere stato ben soppesato da Carlo.

Un anno e mezzo dopo quell’impresa apre la mobilità e “lo lascia a casa”.

Cosa decide a quel punto quell’export manager?

Preso dallo sconforto e dalla paura di “restare fuori”, accetta la proposta di un’impresa in un’altra città vicina, in un settore e un mercato completamente diverso (i macchinari per il settore alimentare) con dinamiche di vendita diverse e con focus sulla Germania.

Solo che lì gli hanno offerto un contratto a tempo determinato di due anni “perché era la politica di quella azienda assumere export manager solo per un breve periodo”.

Perché quell’azienda aveva deciso quella politica? C’era modo  di incidere per creare un futuro diverso ad esempio grazie a risultati?

Anche qui Carlo  non ha condotto alcun approfondimento o indagine per capire che spazi si sarebbero potuti trovare.

E puntualmente allo scoccare dei due anni, quell’impresa gli ha confermato la cessazione della collaborazione.

Incrementa lo sgomento di Carlo: “ho 41 anni, un a famiglia e un figlio, non posso restare fuori dal lavoro”.

Così il primo lavoro che gli viene proposto, subito nelle settimane successive lo accetta.

E’ una piccola azienda che gli offre la posizione di export area manager per l’Europa in un settore ancora diverso: ascensori ed elevatori particolari.

Parallelamente conosce un imprenditore nel settore dell’azienda nella quale era stato per il suo periodo più lungo e significativo, quello dei materiali da costruzione. Lo affascina va che si trattasse  di una start up, per la quale intravvedeva molte opportunità. Era intrigato dalle prospettive che l’imprenditore condivideva con lui.

E così dopo meno di un anno ha deciso di licenziarsi dall’azienda di elevatori ed entrare come dipendente nella nuova piccola unità composta da quattro familiari dell’imprenditore cui si era  aggiunto Carlo.

La realtà si era subito rivelata un salto sbagliato: il ruolo era “caduto” da export manager a impiegato di backoffice “che preparava bolle e fatture”  con più nessun viaggio presso i clienti.

Carlo “resiste” due anni. Iniziano i ritardi nei pagamenti dello stipendio, fino a che cessano del tutto. A quel punto lascia l’azienda, cui fa causa.

Bisogna anche aggiungere che Carlo, in ciascuno degli ultimi tre passaggi, ha costantemente diminuito la sua retribuzione: passaggio dopo passaggio ha accettato importanti riduzioni.

A questo punto prevale in lui una visione di scarsità: “è difficilissimo trovare imprese come quella che, ahimè, ho lasciato nel mondo dei materiali da costruzione”, “potrei restare fuori dal mercato e devo portare a casa la pagnotta” e quindi “la prima cosa che trovo la accetto”.

E così ora da due anni sta facendo “lavoretti”: aiuta un amico che ha una piccola azienda con alcune attività commerciali, insegna cinese in una scuola vicino a casa e fa serate di promozione e vendita di un prodotto secondo la logica del multi-level marketing rivolto a singoli consumatori.

La Morale della Storia

Ne emerge una storia che ha il sapore della “svalorizzazione”, dove la crescita raggiunta nelle fasi iniziali del percorso ha poi avuto una forte battuta d’arresto e una sostanziale decrescita.

Cosa, quest’ultima , che desta sospetto nei potenziali futuri datori di lavoro e che contribuisce ad allontanare Carlo dal ritorno a ruoli e attività che aveva già saputo svolgere con successo.

Le lezioni che possiamo trarne sono

  1. In corso di attività, valutare costantemente la propria posizione, avere chiari i risultati che si stanno contribuendo all’azienda, rendersi consapevoli del proprio valore e livello sul mercato di quella azienda e sul mercato del lavoro e mantenersi competitivi.
  2. Valutare attentamente e raccogliere informazioni approfonditamente sulle aziende dalle quali si è ottenuta una proposta di lavoro: sulle loro prospettive, sul progetto proposto, sulla solidità, sugli altri collaboratori dell’azienda, sul turnover, ecc. ecc.
  3. Gestire e tenere controllata l’ansia e il timore: accettare subito un ruolo diverso, una riduzione di retribuzione, un mercato diverso, non valutarne la tenuta, ecc. potrebbe costare molto caro e allontanare dal riuscire a rientrare in un’impresa e in una funzione maggiormente allineate alle reali capacità.
  4. Scendere e ridurre le dimensioni del ruolo è sempre qualcosa da valutare molto attentamente: oltre che essere l’anticamera di probabile insoddisfazione e frustrazione, a far perdere competenze, porta a togliere ulteriori opportunità. Là più in basso ci sono sempre sicuramente molti più candidati con i quali concorrere.