ORGANIZZAZIONI RICCHE E PLURALIpluralità

La pluralità, la multiculturalità, la diversità nelle aziende sono una opportunità o una minaccia?

Hanno un impatto su come comunichiamo, come prendiamo le decisioni, come costruiamo i team nelle nostre aziende, chi portiamo a bordo.

È stato il tema di uno dei workshop condotto durante lo scorso evento di Niederdorf Italia al Cuoa di Altavilla Vicentina con la testimonianza di un marketing manager internazionale, Attilio Capuano con un intervento in inglese del facilitatore e trainer James Caiger.

Il manager ha condiviso esperienze e aneddoti che hanno caratterizzato il suo essere a cavallo fra due culture (mediterranea ed inglese), situazioni e casi dove l’essere sintetizzatore e interprete di quelle culture ha fatto la differenza. Ha condiviso esperienze di conduzione di team multiculturali e dove questo ha rappresentato difficoltà proprio per la diversità nei team.

La diversità è stata anche rappresentata prendendo in esame il lavoro con generazioni diverse oltre che con i diversi generi.

Multiculturale, cross-culturale o inter-culturale? I tre aggettivi, apparentemente sinonimi, in realtà si riferiscono a differenti livelli di integrazione tra le diverse culture all’interno di una società.

E i contesti con cui dialoghiamo e con cui facciamo business sono multiculturali, cross- culturali o interculturali?

Gli stereotipi fungono da barriera o sono fattori facilitanti?

Gli stereotipi possono essere utili per capire come relazionarsi e come comunicare con una persona di un’altra lingua e cultura.

Quanto sia importante la comprensione della cultura locale del paese a cui si guarda come un mercato da sviluppare lo dimostra l’esempio della pubblicità dei Tic Tac pensata da Ferrero negli anni 2000 per il mercato indiano:

https://www.youtube.com/watch?v=yFbpgyyGUrs

Quello che in Italia sarebbe uno stereotipo dello “sfortunato” (con la nuvoletta solo sopra la sua testa) in un paese con un clima siccitoso come l’India, il ragazzo fortunato e cool mangia i tic tac e piove solo su di lui.

Se dunque gli stereotipi possono aiutare a conoscersi e riconoscersi, è anche vero che li sappiamo ricostruire soltanto rispetto ai paesi più conosciuti.

Durante il workshop si è così fatto un esperimento cercando di tracciare gli stereotipi di alcune culture.

Qualche esempio?

  • INDIANI Non terminano mai nulla, non hanno proprietà/beni, Spiritualisti, Commercianti, Orientati al genere, Rispettosi, Competitivi, Caste
  • INGLESI Isolati Pragmatici, Orientati al Business, Arroganti, Precisi, Primi della classe
  • GIAPPONESI Di forti valori, Cultura, Lavoratori, Valori, organizzati, formali, Senso dell’onore
  • AMERICANI Libertà, Celebrazioni, Freedom, Celebration, Spinti in Avanti, Orientati al denaro, Persone semplici
  • TEDESCHI Precisione, Scarso senso dello humor, Organizzazione, Etichetta/abito, Efficienti
  • ITALIANI Latin lover, Sempre in ritardo, Creative, Interessati all’ospitalità, Indisciplinati, La mamma
  • RUSSI Maleducati, Semplici, Freddi, Non proattivi, Nessun individualism, Amano apparire, Disonesti

Riconoscere o partire da questi cliché può aiutare ed accelerare la comprensione e la integrazione.

Se dunque diversità e conoscenza caratterizzano già il nostro oggi, quali sono dunque le sfide che vediamo per il futuro nelle nostre organizzazioni?

I manager intervenuti hanno riassunto così i temi che richiedono attenzione ed azione da subito: dall’age management alla pluralità nelle organizzazioni sviluppando il rispetto e valorizzando le differenze.

Importante è sviluppare la conoscenza delle diverse specificità e culture e lavorare sul come integrarle. Si tratta, da detto qualcuno nel gruppo, di sviluppare una mentalità inclusiva. E come manager mantenere sì le tradizioni senza chiudersi nella cultura del proprio paese.

In sostanza sviluppare la multiculturalità per avere più opportunità anziché subirla come difficoltà.