Outdoor Training, se ne sente parlare molto spesso, in molti modi diversi e con obiettivi diversi.

Sarà un fattore di “moda”, sarà un fattore scenico, o perché ne hanno sefuoco outdoorntito parlare per gli impatti lasciati, ormai sempre più aziende utilizzano questa attività per coinvolgere i propri collaboratori in momenti in “esterna”.

Si sentono spesso racconti di professionisti e manager di quella volta che sono andati con il loro staff a fare rafting, o di quella volta che hanno giocato a rugby con il Tal allenatore della nazionale, e ancora di quella volta che hanno raggiunto un punto utilizzando delle linee su una cartina con bussola e altimetro e poi hanno mangiato in baita dove il dot. XY ha condiviso i piani di business per l’anno successivo o di quel momento in cui hanno festeggiato l’anniversario dell’azienda facendo le “olimpiadi” aziendali.


 

Perché scegliere di fare un attività fuori dall’azienda? Che vantaggio c’è?

Qualcuno potrebbe pensare che ANZI è un costo in più rispetto le normali riunioni in azienda.


E poi, chi ha voglia di fare un “gita con i colleghi” ?!


 

bosco e ciaspole outdoorDurante un recente incontro presso un azienda, il responsabile tecnico mi parla  del loro ufficio IT che partecipando ad un percorso di formazione sulla comunicazione. L’azienda è caratterizzata da processi produttivi complessi dove la comunicazione è un punto focale, dove ogni passaggio richiede un collegamento e feedback costante.

Mi racconta che tutti gli altri uffici dell’azienda ne ridono di questo percorso perché pare che più che comunicare meglio ora “litighino meglio e in maniera ordinata”.

<<Allora sa che cosa ho fatto?” – dice – “so che i miei responsabili di ufficio sono appassionati di montagna; sono andato da loro e gli ho proposto di andare a fare una camminata un sabato. Beh, alla fine eravamo in 10, ci siamo alzati alle 5 e abbiamo fatto più di 1000 metri di dislivello e circa 17km di camminata. Il lunedì dopo quei dieci si sono incontrati, si sono parlati e hanno stabilito un nuovo modo di gestione dei processi. Ora sono 3 settimane che utilizzano quel metodo e non è ancora venuto nessuno nel mio ufficio ad urlare che il collega non ha fatto o detto qualcosa.>>

contesto montagna outdoor teamGli chiedo quindi che cos’è che secondo lui ha fatto sì che questi dieci si parlassero, <<lo Stinco! È stata la questione dello Stinco! – prosegue – a pranzo eravamo seduti in un rifugio e una persona voleva mangiare lo Stinco. Un collega gli ha suggerito di valutare se farlo, perché dopo il pranzo ci sarebbe stata subito una salita molto impegnativa in cui il fisico sarebbe stato messo a dura prova. Probabilmente questo discorso lo ha spaventato, perché ha cambiato menu. Durante la difficile salita subito dopo pranzo il collega ha detto “Grazie per il suggerimento, probabilmente mangiando lo Stinco non ce l’avrei fatta>>.

Il manager mi racconta che durante la giornata i colleghi “si sono parlati”, si sono raccontati del proprio lavoro e hanno condiviso i problemi che ciascuno si trova quotidianamente ad affrontare.
Conclude poi dicendo <<il fatto che ora le comunicazioni siano più semplici e che abbiano trovato un modo di parlare comune ha sicuramente reso più efficace il lavoro. Non è solo un Outdoor che aiuta le persone, ma il fatto di parlarsi in un luogo diverso, facendo cose diverse e ragionando insieme sulle soluzioni ai problemi…che si tratti di Stinco o processi produttivi poco cambia se non ci si parla!>>

Alla fine il vantaggio è quello di utilizzare un momento in un luogo diverso, privo di barriere e di “automatismi” per confrontarsi e raccogliere spunti, comportamenti e modalità per incrementare l’efficacia all’interno della propria organizzazione.

L’apprendimento?
<<Sa, credo che fare un esperienza in outdoor sia vivere un momento in un luogo diverso da quello quotidiano, fare qualcosa di diverso dal consueto, imparare qualcosa di nuovo e riportarlo in Azienda>>.