Alle volte vorrei essere un uccellino e vedere dall’alto quello che succede nel nostro gruppo quando siamo assieme” ha una volta affermato un manager con noi, desiderando capire dove e come migliorare.

Il professional training team si trova frequentemente in questa situazione, di poter osservare da terzi, da fuori del gruppo e dalle emotività che lo caratterizzano. E’ così che si rilevano dinamiche, situazioni, punti di forza, aree da migliorare, priorità su cui agire.

E’ così che in un recente percorso di formazione per un gruppo di manager, in un’impresa di servizi, ci siamo trovati, proprio nelle fasi iniziali, ci siamo trovati ad osservare con attenzione ai fini di mettere meglio a punto i temi, i focus, le priorità e i metodi da offrire al team.


L’obiettivo di quel percorso era quello di sviluppare la capacità di cross selling e di incrementare il servizio a clienti che spesso sono comuni.


numeriIn quel primo incontro, all’alba di quello che poi si sarebbe snodato come un percorso articolato su diverse skills manageriali, si sono condotte le prime osservazioni.

Uno degli aspetti che emergevano riguardavano il come rappresentare i problemi con dati, numeri, in modo specifico e comprensibile per i colleghi.


Come rappresentare le questioni con dati e numeri?


Similmente faticosa era apparsa la ricostruzione dello storico delle loro attività senza informazioni e fatti: veniva evidenziata dai manager la difficoltà nel prendere decisioni sia come singolo manager ancor peggio come team.

Seppur risultava evidente che via via che i manager incrementavano il confronto, maggiori erano i passi avanti che il team compiva, dall’altra restava evidente la resistenza ad assumere appieno la responsabilità manageriale, di farsi carico in prima persona delle cose: “E’ la direzione che deve dirci, è l’azienda che deve….”

Appariva come il gruppo tendesse ad invocare risposte o decisioni “calate” dall’alto o comunque da qualcun altro in azienda.


Erano loro i direttori delle diverse aree aziendali…


Queste osservazioni avevano indirizzato il team dei professional trainers a sintetizzare temi e priorità sui quali condurre momenti di allenamento nei prossimi incontri. manager

Essere manager, la leadership del manager, far succedere le cose assumendosi la responsabilità ed al contempo abbassando le barriere fra le persone apparivano passaggi chiave al fine di raggiungere gli obiettivi definiti ed incrementare l’impatto e l’influenza dentro e fuori l’azienda.

Un’altra area di osservazione riguardava il tema delle “regole” .

Se all’inizio ciascuno decideva ad esempio di entrare più tardi nella sala riunioni, usciva per diverse emergenze o nelle discussioni “tutti si parlavano sopra” accavallando gli interventi, via via che le esercitazioni sviluppavano riflessioni e ripensamenti nelle persone, tendevano a mutare anche i comportamenti, anche di quelli maggiormente reticenti e resistenti ad allinearsi al passo del team.

Parimenti si erano osservate dinamiche inerenti alcune figure che inizialmente assumevano una posizione “in disparte”, staccate dal team, “fuori dal coro”.


Lo sperimentare, in situazioni di esercitazioni esperienziali, l’esercizio di un ruolo e come ciascun ruolo in un team sia vitale per il raggiungimento dei risultati, aveva reso evidente, perfino fisicamente, il cambiamento anche nella fisionomia e nel volto di quelle persone.


Sentirsi di avere comunque un ruolo che, incontro dopo incontro, veniva sempre più riconosciuto dai colleghi, generava evidente nuova forza ed energia.

Se all’inizio si erano viste braccia conserte e volti “scuri”, quasi di sospetto, certamente non di gioia alla prospettiva di dover vivere un percorso a contatto con i colleghi, dopo soltanto uno o due incontri si era incominciato a vedere nuove modalità di interazione, quasi di “cameratismo” in un evidente passaggio dai singoli al gruppo.


Incontro dopo incontro, avevamo registrato come tutti i partecipanti prendessero molto seriamente le esercitazioni e gli homework proposti.


Le presentazioni dei loro lavori otteneva di incrementare la sicurezza di sé stessi e delle loro unicità e capacità creative che generavano progressivo stupore nei colleghi che affermavano: “non avrei mai pensato che tu avessi queste capacità…

workshopIncominciava via via a divenire chiaro per quei manager, che pure erano da anni colleghi, da tempo in quel ruolo di responsabili di un’area e di collaboratori, come fosse necessario prima lavorare su di loro per riuscire ad incrementare la loro efficacia nella gestione di altri.

Erano stati progressivamente apprezzati gli strumenti, le “griglie”, le prove, i questionari, gli schemi, le schede e le esercitazioni, con cui provare a cimentarsi in laboratorio, utilizzando il prezioso confronto con i colleghi.

E diveniva sempre molto atteso il momento delle ricostruzioni del “cosa abbiamo fatto, come lo abbiamo fatto, cosa ha funzionato meglio, cosa abbiamo appreso oggi”.

E ritornando al cambiamento nella fisionomia delle persone e del gruppo, illuminante per tutti era stato il potersi rivedere in un percorso fotografico e filmato.

Le immagini avevano fornito il feedback del percorso compiuto e dello sviluppo consolidatosi nel team di quei manager: “Come eravamo all’alba … e rivedersi oggi a …mezzogiorno.”